Quando si parla di imballaggio, c’è da tenere in considerazione non solo il mero processo di packaging ma anche il valore comunicativo e l’impatto che può avere oggi sul cliente.

La scelta di alcuni materiali al posto di altri può infatti variare la percezione della merce da parte di chi la riceve, poiché essi possono essere più o meno inquinanti e avere delle diverse conseguenze sugli ecosistemi. In questo contesto, i produttori sono sempre più tesi ad adeguarsi alla sensibilità generale nei riguardi dell’ambiente. Tutto ciò anche alla luce delle ricerche effettuate sull’inquinamento provocato dalle plastiche, stimato in circa 400 tonnellate l’anno. In questo calcolo si deve considerare che il 36% della plastica dispersa è data dagli imballaggi, che finiscono quasi esclusivamente nelle discariche e nei mari provocando un grave incremento dell’inquinamento. Per quanto i produttori cerchino di adeguarsi però, si sta rivelando molto difficile sostituire le confezioni tradizionali con altre completamente ecosostenibili e alcuni settori – specialmente quello alimentare – presentano numerose difficoltà. Il problema, già presente precedentemente, è diventato pressante soprattutto dopo la pandemia visto il grande aumento del mercato online. Se i produttori cercano di fare ricorso a imballaggi che siano soprattutto sicuri per il consumatore, la tendenza che si va affermando è quella di porre maggiore attenzione anche al tipo di materiali che vengono utilizzati per realizzare le confezioni.

Dal punto di vista delle aziende, l’impegno è quello di confezionare le merci in modo che non sia più solo sicuro per il cliente ma anche sostenibile per l’ambiente, sia per dimostrarsi comunque sensibili all’argomento che per soddisfare al meglio le esigenze di chi consuma il prodotto finale. Un primo passo verso l’ecosostenibilità del packaging al 100% è sicuramente il ricorso all’imballaggio ibrido, ovvero un tipo di contenitore costituito da materiali quasi del tutto biodegradabili, o comunque riciclabili e riutilizzabili. Ad esempio si usa con sempre maggior frequenza la nano cellulosa, ovvero un materiale di origine vegetale in larga parte riciclabile con cui si possono comporre i contenitori degli alimenti, insieme a carta e cartone che stanno a poco a poco sostituendo le plastiche non riciclabili. Tale strategia aumenta non solo la sostenibilità del singolo imballaggio ma anche la percezione positiva che il cliente può avere dell’azienda che ne fa ricorso.

Stando ad alcune ricerche, la maggior parte dei produttori ad oggi presenta diverse difficoltà nel ricorrere ad un packaging che sia del tutto ecosostenibile, specialmente per la rigida normativa a cui devono sottostare. Una delle principali problematiche che si pone chi progetta questo tipo di imballaggi è avere l’assoluta certezza che essi siano sicuri e che possano garantire la corretta conservazione del prodotto tanto quanto quelli utilizzati fino ad oggi. Quasi la metà delle aziende interpellate a tal proposito sostiene di non possedere le competenze necessarie ad affrontare una transizione di questo tipo. Altre ancora hanno manifestato problematiche di tipo economico e tecnologico. Tuttavia, l’argomento va affrontato in maniera seria e urgente: basti pensare che eliminando la plastica si potrebbe risolvere in gran parte il problema dell’inquinamento dei mari nel prossimo ventennio.

Fonte: Logisticanews.it